Le cicale ancora non cantano, eppure è già estate. 

Da questa osservazione inizia il mio viaggio verso la costruzione del mio prossimo inedito:

EIGENGRAU.

I colori VISIBILI convenzionali rifratti dalla luce sono 7; eppure ce ne sono altri NON VISIBILI alla retina umana. 

Le note della scala diatonica con frequenza UDIBILE pari a una potenza intera sono 7, eppure ci sono altri suoni NON UDIBILI all’orecchio umano.

In molte culture il numero 7 indica completezza; il concetto di completezza esige dunque un limite? come può caratterizzarsi completo senza considerare il NON VISIBILE e il NON UDIBILE? 

Nemmeno quello che chiami SILENZIO è completo, perché nel suono del silenzio c’è anche il rumore della rotazione della Terra, e degli altri pianeti, e del Sole.

E il NERO non è completo. Parlo di quel nero di quando chiudi gli occhi. Tu pensi sia nero ma è l’EIGENGRAU. Il colore che percepisce un essere umano nel buio completo non è un nero nero, ma un colore più chiaro del nero che si produce a seguito dell’attivazione spontanea di alcune cellule fotosensibili dei nostri occhi. In qualche modo è una percezione di ‘qualcosa‘ che non corrisponde realmente alla realtà e che potrebbe essere considerato un fenomeno allucinatorio fisiologico. 

Parafrasando quindi su un livello esistenziale, quando le cose non vanno bene e “vediamo tutto nero” ricordati dell’EIGENGRAU, dove la LUCE mantiene un suo RUOLO. 

Come sarebbe davvero il vero nero?

Come sarebbe parlarci?

Come sarebbe essere COMPLETI?

Ispirato all’”Elogio alla morte” di Alda Merini, questo è il mio riadattamento della famosa “What is Love”. Un cullare nenioso del movimento ossessivo dei pensieri che si ripete come in una placenta di dolore, una estetizzazione del mal d’amore e del senso di abbandono e dipendenza affettiva.

🔗 https://youtu.be/XhOshebagP8?si=qhXb89cDtCLASm-O 

La poesia di Alda Merini mi ricorda il Cantico dei Cantici, “forte come la morte è l’amore”. 

Senz’altro la sua poesia, vi invito a cercarla e leggerla, non è affatto un inno all’amore sano. 

La mia vuole essere una dedica a me stessa in primis. E a tutte le persone, uomini e donne, che vivono o hanno vissuto il sacro mal d’amore, o l’amore male.

In questa società dove finalmente si parla di amore sano ma ancora purtroppo di femminicidio forse si sta però - per mettersi in salvo - perdendo di vista la sacralità dello struggimento d’amore e l’immersione nell’anima altrui. Si cerca razionalmente benessere, giustamente, ma il filo di divisione tra individualismo e sacralitá è sempre più sottile. 

SO WHAT IS RIGHT and WHAT IS WRONG?

Si dice che l’amore sano non ti fa soffrire beh, secondo me è un autoinganno pazzesco, visto che nulla dura in eterno e prima o poi finiremo per dare del non sano a qualcosa di consumato, solo per difenderci dal dolore.

L’unica cosa che non fa soffrire è non amare. Ma anche qui, equipollenza con la morte.

Vorrei dire che ho pensato a lungo a una differenza tra mal d’amore e amare male. E sono arrivata alla parziale conclusione che 

Il primo è sacro, il secondo anche. 

🔗 https://youtu.be/qUZ3rY8Nob8?si=jyNz9C6YgLJ9Nc7q

L’operazione di questo VISUAL SONGWRITING - Ispirato all’omonima splendida poesia di Charles Baudelaire - è delicata: vuole far incontrare onestamente il mondo di Alcide fr’alcetto www.alcidefralcetto.it con quello di Priskiller, entrambe mie creature intelligenti che dicono LA STESSA COSA ma in linguaggi diversi e completandosi a vicenda. 

Sono 2 mondi che avanzano paralleli ma che ho sempre tenuto separati anche nella mia testa. Ma ora è giunto per me il momento di unirli, per celebrare la fine di un cammino artistico in duo e aprirne uno da solista. E anche per rispondere agli innumerevoli commenti superficiali che ricevo a riguardo da 10 anni:

“Ti ho lasciata solare e ti ritrovo dark”

“Alcide è così diverso da Priskiller”

“Ma tu sei Alcide, non sei Priskiller”

“Sei peggiorata, prima facevi propedeutica alla catechesi”

“E tutti quei colori di Alcide dove li hai lasciati?”

“Ma non sei cattiva come nei videoclip!”

“Non mi piaci così, ti preferivo quando spiegavi come trovare la felicità”

A parte che Priskiller è un personaggio teatrale. 

Ma anche, sembra che molti che apprezzano Alcide fr’alcetto non abbiano mai letto il capitolo “il temporale” - capitolo che mena tosto sugli adulti ma che i bambini comprendono benissimo - la scena madre del libro “Troverò la felicità entro l’ora di cena”, che spiegherò meglio con il videoclip. 

Siccome pare orrorifico che la vera felicità arrivi lavorando a una seria integrazione della propria ombra per stare nell’autentica verità - che ovviamente non è fatta solo di luce - non è nemmeno immaginabile la fatica che ci sia dietro a chi osa farlo - e la conseguente dicotomia artistica che ne consegue.

Ecco, rispondere con un visual songwriting ermetico è la cosa più elegante che riesco a fare.